Eccomi qua, un nuovo articolo, un vecchio argomento! Oggi vorrei proporvi uno studio relativo a quello che ho definito come un ormai “mantra quotidiano”: l’ansia!
Quando scomodiamo quest’usurata etichetta, dobbiamo ricordarci che ci si riferisce (generalmente) ad uno stato di tensione e attivazione che caratterizza la fisiologia di tutti noi.
Tuttavia, se tale componente supera una certa soglia, ovvero se si rende troppo intensa, costantemente presente e inficia il funzionamento dell’individuo, potrebbe dar luogo a un Disturbo conclamato.
Nella categoria nosografica dei Disturbi d’Ansia, il Manuale Diagnostico-statistico dei Disturbi Mentali (DSM 5 – APA, 2013) comprende diverse forme patologiche che tale condizione può assumere.
Lo studio che oggi vi presento riprende una questione molto importante, già trattata all’interno di molti lavori scientifici: la possibilità che il Disturbo d’Ansia Sociale sia un fattore di rischio associato allo sviluppo di un Disturbo depressivo.
I principali modelli cognitivi, infatti, enfatizzano l’importante contributo di schemi disfunzionali relativi a sè nel determinare la quota di distress generale associata al Disturbo d’ansia sociale.
Allo stesso modo, prospettive attuali postulano la presenza di credenze disfunzionali come fattori sottesi allo sviluppo di un Disturbo depressivo, in particolare credenze metacognitive.
A partire da queste premesse, gli autori del seguente lavoro (Nordahl ed al., 2018) hanno indagato l’associazione tra metacognizione e sviluppo di sintomi depressivi in soggetti affetti da Disturbo d’ansia sociale.
Il campione coinvolto era costituito da 102 soggetti appartenenti a diverse fasce di età, ciascuno dei quali affetto da Disturbo d’ansia sociale.
L’analisi statistica dei dati ha rivelato come credenzemetacognitive negative legate a temi quali pericolo, incontrollabilità e scarsa fiducia nella propria memoria, costituiscano un fattore in grado di predire/spiegare la comparsa di sintomi depressivi in questi soggetti.
In conclusione, questo studio conferma lo stretto rapporto tra ansia e depressione, nonchè l’importanza della metacognizione come mediatore del rapporto tra i due fenomeni.
Tali evidenze, dunque, sono molto preziose poichè forniscono un interessante spunto per riflettere sul ruolo della metacognizione come “fattore di mediazione”, sia in termini interventistici che in termini preventivi.
