Per capire il sintomo è utile pensare a situazioni quotidiane: un esame universitario, un intervento chirurgico importante, un colloquio di lavoro, un pranzo dai suoceri.
Sono tutte condizioni che possono causare disagio psicologico, se non addirittura stress, e sono pressochè universali; tutti noi, dunque, le consideriamo situazioni non completamente piacevoli. Eppure oguno di noi, in una di queste situazioni, si trova a reagire in modalità peculiari ed a noi caratteristiche: a qualcuno suderanno le mani, a qualcuno la schiena, a qualcuno verrà la nausea, ad altri salirà la pressione. Come si evidenzia, la questione “sintomo” apre parecchi scenari ed interrogativi.
Come è possibile che lo stesso evento possa scatenare reazioni individuali così differenziate?
Siamo abituati a pensare al sintomo come effetto, come naturale conseguenza di un qualcosa che non va. Eppure è davvero così semplice?
Il sintomo rappresenta la contrattazione tra noi stessi ed il mondo; non è il risultato ultimo, bensì la modalità (più o meno funzionale) che il nostro organismo trova per stare in ebilibrio, nel mondo, all’interno di un’esistenza.
Prendiamo ad esempio il continuo dormire tipico del depresso: questo particolare sintomo ci raccontra un non ritenere di avere le forze per affrontare le sfide esistenziale, la volontà di mantenersi “distanti” dal mondo, in uno stato di prolungato oblio cognitivo; è un “non voler pensare” che, anzichè essere verbalizzato, diventa agito.
Allo stesso modo i pianti, le cefalee, gli svenimenti o gli attacchi di panico possono diventare mezzi potenti che modificano il contesto intorno a noi, senza obbligarci a dare spiegazioni, e ci sottraggrono a situazioni per noi spiacevoli od indesiderate.
Perchè quella determinata persona sviluppa quel sintomo, mentre qualcun altro sottoposto allo stesso stress ne sviluppa altri?
Questo è uno degli spunti di riflessione più importanti che la medicina psicosomatica possa regalarci: il sintomo ci può dire qualcosa del paziente, della sua storia, di chi è e di dove vuole o non vuole andare. Ci può raccontare quali sono i suoi punti di attivazione, quali le sue debolezze.
Che siano medici di base, specialisti o terapeuti, assicuratevi sempre di avere davanti un professionista che veda Voi, come persona, e non soltanto come una funzione psichica od un pezzettino d’organo.

Ovviamente ciò non è caratterizzante di ogni sintomo, ma esso rappresenta un aspetto che in un’ottica integrata andrebbe sempre indagato.