Il maltrattamento di minori è una delle questioni più dibattute in campo psicologico; come si sviluppa il trauma, e che tipo di trauma è necessario per essere esposti al rischio di sviluppare una psicopatologia?
Nonostante i professionisti ricerchino oramai da anni, non è ancora chiaro se la psicopatologia emerga come un risultato di un’esperienza oggettiva o soggettiva; per semplificare, la domanda riguarda l’oggettività del maltrattamento e/o del trauma.
Cosa è considerato trauma? Come capire se un’esperienza è oggettivamente traumatica? Oppure è l’individuo che la vive come traumatica? E questo basta?
La questione influenza non solo la psicologia intesa in senso terapeutico, ma anche il legiferare, l’arte forense, la neuro-psicologia e la psichiatria.
A chi dobbiamo dare credito? Su che gruppo di persone dobbiamo concentrarci?
Dobbiamo prendere in considerazione soltanto chi ha comprovati maltrattamenti durante l’infanzia, e che poi ha ricevuto specifici follow-up durante la vita? Oppure dobbiamo prendere in considerazione chi riferisce di aver ricevuto maltrattamenti?
A livello terapeutico la domanda diventa: devo “curare” chi è stato esposto ad abusi o “verificare” se chi li riferisce ne è stato realmente vittima?
Lo scorso anno uno studio ha preso in considerazione un gruppo di circa 1200 bambini, con report di maltrattamenti sia documentati che autocertificati. I risultati?
- Per i bambini con abusi e maltrattamenti documentati, il rischio di insorgenza di una psicopatologia è stato stimato minimo in assenza di una percezione soggettiva di maltrattamento.
- Il rischio di psicopatologia collegato ad una percezione soggettiva di maltrattamento/abuso è stato stimato come alto, indipendentemente che questo sia stato documentato o meno.
Gli interventi clinici circa la psicopatologia associata al maltrattamento infantile possono quindi trarre beneficio da una miglior comprensione delle esperienze soggettive di ogni individuo.
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