Buongiorno a tutti, oggi vi vorrei parlare di un tema spesso poco trattato che è quello del bilinguismo. L’obiettivo di oggi è quello di presentarvi i pregiudizi più comuni nei confronti del bilinguismo e quali sono, invece, i vantaggi che esso comporta per il cervello del bambino esposto a due o più idiomi.
Crescere con due lingue viene ancora considerato fuori dalla norma nelle nostre
società; ma quali sono i pregiudizi più diffusi?
- imparare due lingue richiede uno sforzo cognitivo eccessivo per il cervello del bambino piccolo.
- Due lingue tolgono spazio e risorse allo sviluppo cognitivo.
- Il bilinguismo ha effetti negativi sull’apprendimento ed è implicato negli eventuali problemi scolastici.
- I bambini bilingui rischiano di confondere la due lingue finendo per non parlarne bene nessuna.
Innanzitutto è importante comprendere che il cervello è perfettamente in grado di ‘gestire’ due o più lingue simultaneamente fin dalla nascita. Inoltre, il cervello ha la massima ricettività nei confronti del linguaggio nei primi anni di vita: i bambini, infatti, imparano qualsiasi lingua, senza sforzo, esattamente come imparano a camminare. Il bilinguismo infantile è quindi un processo spontaneo che ha luogo se il bambino ha abbastanza opportunità di sentire le lingue e sufficiente motivazione ad usarle.
Ma quali sono i reali benefici del bilinguismo?
L’esperienza di gestire due lingue fin dall’infanzia ha una serie di effetti positivi in ambiti sia linguistici che non linguistici.
Per quanto riguarda i benefici non linguistici vi sono l’accesso a due culture, una maggiore tolleranza verso le altre culture e i vantaggi futuri sul mercato del lavoro.
In ambito linguistico invece vi è una maggiore conoscenza spontanea della struttura del linguaggio, che avvantaggia i bambini bilingui nell’apprendimento di una terza o quarta lingua.
Conoscere e padroneggiare due o più idiomi ha ripercussioni anche dal punto di vista cognitivo, per quanto riguarda il controllo esecutivo sull’attenzione. I bambini bilingui sono di solito avvantaggiati, rispetto ai coetanei monolingui, nel passaggio rapido da un compito ad un altro.
Come mai questo avviene? La motivazione principale è che le due lingue sono sempre attive simultaneamente nella mente e i bambini bilingui quindi sviluppano un meccanismo di inibizione che consente loro di mantenerle separate, in modo tale da limitare l’interferenza della lingua non in uso su quella in uso.
Il bilinguismo pare abbia benefici anche sulla memoria di lavoro (working memory) come dimostrato da M. De La Cruz e Rosa Angela Fabio, che hanno valutato come questa possa esse influenzata dall’esperienza di trattare contemporaneamente più di un linguaggio.
I partecipanti allo studio erano 26 bambini (13 monolingui e 13 bilingui) iscritti al quinto anno della scuola elementare. I bambini bilingue parlano l’italiano a scuola e nella comunità, e parlano una lingua diversa a casa; tutti sono stati esposti ad entrambe le lingue dalla nascita e le usano quotidianamente.
Sono stati somministrati loro test che valutano la conoscenza verbale, la formazione dei concetti, la capacità di riconoscere informazioni sull’ambiente e la capacità di comprendere e adattarsi ai costumi sociali, test per la valutazione dell’intelligenza fluida e delle funzioni esecutive.
I risultati mostrano come nelle prove in cui è coinvolta la memoria di lavoro il gruppo di bambini bilingue ha ottenuto più risposte corrette e con tempi di reazione più rapidi.
La migliore prestazione dei bambini bilingui in questo studio, ci indica che probabilmente, è proprio la working memory di questi bambini a raccogliere, in particolar modo, i frutti della necessità di elaborare due lingue quotidianamente.
In conclusione possiamo affermare che il bilinguismo infantile può comportare notevoli benefici cognitivi, specialmente se il bambino è esposto a entrambe le lingue dalla nascita e se continua a praticarle durante la sua crescita.
